Route estiva 2016 a Vicenza a conclusione del capitolo sulle opere di misericordia, fra queste: visitare i carcerati. Ecco il racconto dell'esperienza da parte di un rover che l'ha vissuta in prima persona: Quando mi è stato chiesto di scrivere un articolo riguardante la nostra esperienza al progetto Jonathan a Vicenza, parte conclusiva della nostra route estiva 2016, non sapevo proprio da dove cominciare. Non è una frase di circostanza ma le esperienze vissute con i ragazzi provenienti dai vari penitenziari del nord Italia hanno talmente colpito il mio cuore e la mia mente da non saper al meglio esprimere ciò che ho provato in quei giorni. Forse per meglio entrare Meli con testo potrei cominciare con spiegarvi un po' come funzionavano le nostre giornate con i ragazzi del carcere. La mattina raggiungevamo la struttura dopo aver dormito in una canonica vicino alla struttura poi trascorrevamo alcune ore nei lavori più disparati, dalla formazione di piccole gabbie per cani, al disboscamento di un orto (o ciò che ne restava!!!) fino al rimessaggio di un intero magazzino. Parlando onestamente i primi giorni non sono stati affatto facile in effetti come si può facilmente immaginare non è facile entrare in relazione con persone con un passato difficile e di cui molto spesso non voglio parlare ma quando hanno visto la nostra spontaneità e quando soprattutto noi siamo stati in grado di mettere da parte ogni pregiudizio e abbiamo dimostrato di saper essere noi stessi anche di fronte a loro allora stringere un rapporto sincero e di stima reciproca è stato davvero un forte ragazzi. Per fare alcuni esempi mi porterò sempre con me i ricordi della partita di calcetto che tra l'altro ha visto vincitore il clan la piccozza per sei a cinque o piuttosto in un intero pomeriggio passato a cercare di sfidare gli ospiti della struttura alla playstation purtroppo però invano tanto era il loro allenamento. Dopo 4 giorni di convivenza pressoché totale abbiamo deciso di suggellare il nostro soggiorno lì con la cerimonia della partenza di alcuni ragazzi del nostro clan a cui gli ospiti della struttura hanno voluto partecipare. Ci guardavano con occhi pieni di gioia, mandavano tutte le nostre immagini in diretta su Facebook avevano voglia di essere visti e di poter condividere con tutti la grande novità che stavano vivendo nell'avere noi lì a fianco a loro anche perché come ci hanno ripetuto NESSUNO passa neanche un'ora con loro. Dopo l'ingresso del noviziato con una nuova comunità di clan appena formata abbiamo deciso di salutare i ragazzi di Vicenza con una grigliata. Il clima a tavola è stato quello di una rimpatriata tra vecchi amici che non si vedevano da anni tutti ridevano e scherzavano nessuno aveva voglia di andare via, dopo un selfie di riso un ragazzo ci ha letto una poesia intitolata libertà ed una lettera che aveva scritto a nome di tutti appositamente per salutarci punto gli occhi di noi Rover e scolte si sono fatti lucidi nessuno si sarebbe infatti aspettato di poter stringere un tale rapporto con uomini adulti provenienti da un mondo di cui ormai nessuno parla e con cui ormai nessuno vuole più avere alcun tipo di rapporto. Pensare adesso a quello che mi è rimasto di quei giorni dopo tre mesi mi fa affiorare alla mente decine di emozioni diverse. Quelle che però mi stanno sicuramente più a cuore : nessuno ci parla più della realtà carceraria e questo è un vero e proprio dramma sociale, perché dietro le sbarre si celano colpevoli ma comunque uomini e donne amati da Dio e degni perciò di essere rispettati almeno nei loro diritti fondamentali dagli altri uomini. In secondo luogo dobbiamo ricordare lopera di misericordia visitare i carcerati che non fa altro che ricordarci come un cristiano dovrebbe comportarsi in questi casi senza tanti riti o preconcetti, amare e perdonare ma soprattutto essere in grado (come noi siamo riusciti a fare sorprendentemente in quei giorni!) di dare a tutti una seconda opportunità per costruirsi una nuova vita fondata su nuovi valori. Infine vorrei lasciarvi con un ricordo che ancora mi commuove: stavamo salutando definitivamentei nostri nuovi amici quando spontaneamente ci accompagnano al cancello con un lungo applauso, segno di riconoscenza per quanto di bello siamo riusciti a lasciare loro nei nostri giorni di permanenza lì. Lapo Verniani, 29.10.2016 |
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