Progetto Educativo

COSA E’ PER NOI IL PROGETTO EDUCATIVO

Il progetto educativo è un documento  pubblico, elaborato dalla comunità capi che assicura l’unitarietà della proposta educativa  tra le varie unità, la sua continuità tra le branche, il suo adattamento alle accertate necessità dell’ambiente in cui il gruppo vive.

Il progetto educativo è una bussola che orienta l'azione educativa dei capi.

E’ uno strumento di lavoro che ha la funzione di rendere l'azione educativa più mirata, continuativa ed efficace, perché rispondente ai bisogni reali; nasce da comuni scelte di fondo espresse nel Patto Associativo e si esprime concretamente nei programmi di unità che vengono elaborati e verificati annualmente all’interno della Comunità Capi.

 

Il progetto educativo, individua le aree di impegno prioritario per il Gruppo a fronte delle esigenze educative emergenti dall’analisi dell’ambiente in cui il Gruppo opera e indica i conseguenti obiettivi e percorsi educativi da perseguire nel triennio.

INSIEME, PIU’ LONTANO” – Scout da 100 anni…

PROGETTO EDUCATIVO (2020 – 2023)

IL GRUPPO

Attualmente il gruppo (cfr. Anno 2019-2020) è composto da 190 censiti, suddivisi in 5 unità.

·       Branco “Oltre Il Fiume”, misto, composto da 27 bambini/e

·       Branco “Seeonee”, misto, composto da 27 bambini/e

·       Reparto “Betulla”, misto, con 42 ragazzi/e

·       Reparto “Edelweiss”, misto, con 33 ragazzi/e

·       La Comunità R/S: Noviziato  composto da 12 ragazzi/e e  Clan/Fuoco “La Piccozza” con 28 ragazzi/e

·       La Comunità Capi composta da 25 Capi che hanno aderito al Patto Associativo e un Assistente ecclesiastico.

INTRODUZIONE

Il titolo è quello scelto dall’AGESCI per il Convegno-Zone del settembre 2019 a Loppiano. Potrebbe essere la chiave di lettura per affinare il cammino futuro del nostro gruppo: CAMMINARE più insieme, PENSARE ed AGIRE più insieme, PROGETTARE più insieme, PREGARE e CELEBRARE più insieme. Tutto questo ci aiuta certamente a “guardare più lontano” senza però perdere la memoria: è importante conoscere la storia del nostro gruppo, al cui 100° anniversario questo progetto educativo ci condurrà, e quella dell’intero scautismo (v. Aquile randagie)!

Definizione e scopo: il PE nasce da comuni scelte di fondo e si esprime concretamente nei programmi. Ispirandosi ai principi dello scautismo e al Patto Associativo, individua – a fronte delle esigenze educative emergenti dall’analisi dell’ambiente in cui il Gruppo opera – le aree di impegno prioritario e indica i conseguenti obiettivi e percorsi educativi (cfr. STATUTO, Art. 22).

La struttura e i tempi: Nessun schema fisso è previsto per l’elaborazione del PE, ogni Co.ca individua il modo che preferisce e noi lo abbiamo sintetizzato con 5 aggettivi: CHIARO (comprensibile da tutti: capi, ragazzi, famiglie, parrocchie, ecc.), SINTETICO, ELASTICO (idee chiare modificabili in corso d’opera), DUTTILE (lontano da schemi complessi che poi rischiano di restare ingessati e/o inutilizzati) e VERIFICABILE (di anno in anno). Questo il percorso: dalle AREE di impegno prioritario agli OBIETTIVI generali, da quelli agli OBIETTIVI specifici e infine alle AZIONI. La programmazione è annuale, senza fretta (“Affrettati lentamente..”) ma fatta bene (cfr. l’educazione “lenta”: “fare meno ma fare meglio”, curare la qualità dei tempi). Anche il programma di unità non è un bel quadro che si dipinge di getto e poi si ammira, ma uno schizzo a matita che si modifica, si cancella e completa un poco alla volta. Non dimenticando mai che non è detto che saremo noi a raccogliere i frutti delle nostre azioni, siamo dei semplici educatori, secondo il Vangelo “servi inutili”!

Due attenzioni importanti e trasversali

1.   EDUCARE alla VITA CRISTIANA, come dimensione interore (cfr. documento sul Discernimento e la Route nazionale delle Co.ca 2018) per educare alla vita e far conoscere ai nostri ragazzi/e – che sin da bambini sono “terra sacra” –  Gesù e il suo Vangelo, la Buona Notizia: “Dio ti ama, si dona e cammina con te”. Viene proposto un cambio di mentalità che possiamo sintetizzare come passaggio dal “fare catechesi” nelle unità con il metodo scout, dal pregare in modo superficiale, ripetitivo e fine a sé stesso, da messe scontate e non partecipate all’educare alla vita cristiana; in altre parole passare dall’essere “capo-catechista” a testimone credibile della fede. Si alimenta così  costantemente il rapporto con il Signore, in quell’incontro vivo e personale attraverso la Parola di Dio e l’eucaristia, poiché “Nessuno diventa cristiano da sé!” (Papa Francesco), provando a vivere la scelta cristiana nella propria quotidianità, non solo associativa, e cercando di valorizzare di più lo strumento della catechesi narrativa, mostrando ai ragazzi/e cosa “avrebbe fatto” Gesù in determinati contesti. Infine, per comprendere quanto la nostra educazione alla vita cristiana sia effettivamente rilevante, potremmo usare le parole di B.P: “Mi piace paragonare colui che vuol condurre dei ragazzi sotto una buona influenza ad un pescatore desideroso di far buona pesca. Se il pescatore arma la sua lenza con il genere di cibo che piace a lui, è probabile che di pesci non ne prenda neanche uno. Perciò egli si serve come esca del cibo che piace al pesce. Con i ragazzi è la stessa cosa; se cercate di far loro una predica su ciò che voi considerate edificante, non sarete mai accettati da loro. L’unico sistema è dunque quello di proporre loro qualcosa che veramente li attragga e li interessi.”

2.   SERETO: la nostra ‘palestra’ di scautismo, la nostra Base scout, la nostra casa. Non solo da usare, ma da vivere, curare e amare! Sono richiesti un’attenzione maggiore ed un vero impegno  da parte di capi, ragazzi e genitori, creando anche occasioni specifiche e non dando per scontato questo grande dono: realizzato con tanto impegno, amore e dedizione, che generazioni di scout sangiovannesi prima di noi ci hanno lasciato. La condivisione nella gestione e manutenzione di tutti gli ambienti renderebbe ciascuno più partecipe e responsabile verso questa ricchezza del Gruppo e di tutto lo scautismo italiano.

 

Aree di impegno prioritario

 

Partendo dai bisogni messi a fuoco in fase di analisi, ne sono state individuate quattro, in relazione al nostro uomo/donna di riferimento che è il “buon cristiano” ed il “buon cittadino”:

·       I RAGAZZI 

·       La COMUNITÀ CAPI

·       Il rapporto con i GENITORI e le FAMIGLIE

·       Il Ritorno alle RADICI

 

I RAGAZZI

Con la consapevolezza che il nostro servizio in associazione è portato avanti in primo luogo per i ragazzi/e, abbiamo analizzato i vari contesti che essi vivono nella loro quotidianità e ciò che da queste realtà si può trarre, sia di positivo che d’altro.

Contesto esterno: risorse e limiti

I nostri ragazzi/e vivono tendenzialmente una quotidianità ricca di stimoli ed input che spesso si trasformano in impegni ed attività che vengono portate avanti in maniera affrettata e senza la dovuta attenzione; aspetti che si ripercuotono anche nella superficialità delle relazioni. Diventa sempre più necessario lavorare sull'attenzione e la delicatezza reciproca, far entrare i ragazzi/e in relazioni meno frenetiche e meno forzate per conoscere chi mi sta accanto. Chi è davvero? Come sta? Che pensa? “Se si ama solo sé stessi non rimane posto per gli altri” (M. Teresa di C.) La risposta del gruppo a questo bisogno di stabilità del ragazzo/a potrebbe venire direttamente da uno dei pilastri fissati da BP: “Ask the boy”. In pratica, rimettere al centro del percorso di crescita personale il ragazzo stesso, i suoi bisogni, i suoi interessi, sogni, fragilità, desideri, paure e aspettative. Vista anche la grande ampiezza numerica del nostro gruppo, abbiamo a che fare con le più svariate tipologie di famiglie (situazioni problematiche, separati/divorziati, iper-apprensivi, ex-scout, ecc.) e come capi-educatori dobbiamo essere preparati ad un confronto e ad un dialogo aperto e franco con tutti, cercando al tempo stesso di garantirci una certa autonomia educativa rispetto ai ragazzi, per rendere sempre più efficace la nostra proposta. Ognuno dei numerosi contesti nei quali i nostri ragazzi vivono hanno risorse e limiti difficilmente quantificabili. La scuola, ad esempio, ha dalla sua parte il molto tempo a disposizione e la sua obbligatorietà, d’altro canto però è spesso percepita come troppo impersonale e distante dalle esigenze e dalle storie dei singoli. Il più accattivante dei contesti resta quello della compagnia non strutturata (il “gruppo di amici”) che ti accompagna spesso durante tutto il periodo di crescita, ma che appare molto difficile da contrastare nelle decisioni prese e non incoraggia all'autonomia e all'indipendenza, sia del pensiero che dell’azione. Coloro che coltivano un hobby, specialmente nel mondo dello sport, hanno una spiccata capacità nel valorizzare i propri doni e talenti ma rischiano di vivere una realtà troppo chiusa e selettiva. Ad un altro livello troviamo le parrocchie con i loro gruppi e l’oratorio: al loro interno c’è un’attenzione  sicuramente alla cura dei valori e all'aggregazione, non comuni in altri ambienti, ma soffrono spesso di una marcata “carenza di personale” (educatori, volontari e sacerdoti) e la conseguente destrutturazione e scarsa efficacia. Globalmente il contesto “paesano” in cui viviamo è positivo, sia per l’azione educativa dei capi che per la quotidianità dei ragazzi, e non si segnalano diffuse criticità sociali e/o economiche diverse rispetto alla norma. Come in gran parte delle cittadine di queste dimensioni potrebbe essere migliorata l’integrazione, l’attenzione ai più deboli (v. bullismo) e la cura del decoro urbano e del patrimonio pubblico.

 

Analisi del Gruppo: Risorse e limiti

Un primo importante dato, osservando la composizione del nostro Gruppo, è il numero dei censiti che risulta particolarmente elevato, tra i più alti di tutto il Paese. Se per Branchi e Reparti questa numerosità è gestita in maniera consona con le doppie unità, le difficoltà sorgono per  quanto concerne la branca RS che pesca da una doppia fonte e riunisce i ragazzi in un unico Clan/Fuoco.

Appare generalizzata la difficoltà di vivere la scelta scout al di fuori della Sede e dei momenti prestabiliti, e questa si fa più evidente con la crescita dei nostri ragazzi. Una delle più stringenti necessità dei ragazzi e dei giovani è rappresentata da quella (soprattutto Rover e Scolte) di essere affiancati nel momento delle scelte – e non solo in quello critico della Partenza/Uscita – da una presenza costante, per formare passo dopo passo, scelta dopo scelta il “buon cittadino” ed il “buon cristiano”. In questo contesto, assetato di persone ed esperienze coerenti ed autentiche, i pilastri di ognuna delle tre branche (il Gioco, l’Avventura ed il Servizio) possono aiutare se vissute continuativamente e non come una parentesi isolata rispetto alla quotidianità. La relazione capo-ragazzo ancora abbastanza facilmente coltivabile visto il contesto “paesano” in cui viviamo, il diretto coinvolgimento dei ragazzi – veri attori della loro crescita – e la loro voglia di mettersi in gioco sono le risorse principali sulle quali fondare la nostra azione educativa.

 

LA COMUNITÀ CAPI

La Comunità Capi non è una comunità di vita, persone che si sono scelte, ma comunità di relazioni autentiche e costruttive, che ridanno significato alla vita: “Scegliamo innanzitutto di ascoltare con rispetto e delicatezza; vogliamo accogliere l’altro con la sua storia, il suo presente e il suo desiderio di futuro e rimaniamo nella disponibilità ad essere accolti a nostra volta, riconoscendo le nostre stesse fragilità, resistenze e paure.. per costruire il sogno di un mondo per tutti, nessuno escluso, in cui la ‘convivialità delle differenze’ arricchisce e completa ogni essere umano”(Da “La scelta di accogliere”, CG 2019). Da qui l’impegno di tutti ad una partecipazione attiva e costruttiva a questa comunità che ha il dovere di “fare verità nella carità”.

 A lei spetta sempre la responsabilità educativa, per questo si sforza di sostenere ed accompagnare i capi e i ragazzi/e a scegliere, a saper andare controcorrente: “educarci ed educare i ragazzi e le ragazze che ci sono affidati a coltivare il pensiero critico” (ibidem). Curare la FORMAZIONE a tutti i livelli, umana, cristiana e metodologica. E’ importante che un capo in servizio trasmetta una “bella” umanità e sappia quello che vuole essere: io non sono quello che faccio, ma racconto e porto ciò che sono! Inoltre sia adeguatamente formato a livello metodologico, rispettando i tempi e i modi della formazione capi  (CFT, CFM, CFA), ma partecipando anche ad eventi formativi che l’associazione offre (Assemblee di zona, regionali, CAM, officine e incontri di branca, ecc.) e curando sempre la propria formazione permanente a livello personale. Il compito che viene affidato ad un capo certamente lo supera e in certi momenti perfino lo opprime (cfr. tempi ed impegno), sperimentando la sproporzione delle forze e la propria inadeguatezza, ma è proprio da questa esperienza che si evince la forza dall’alto: la presenza di Colui che è la nostra pace, perché solo colui che si riconosce ‘piccolo’ è capace di un’azione solidale che costruisce comunione con Dio e con i fratelli, ponte che avvicina sempre e stringe legami. Solo così può diventare un vero testimone: uomo e donna di fede, carità, misericordia e pazienza, capace di affrontare le difficoltà, le prove e gli insuccessi con serena umiltà e speranza.

IL RAPPORTO CON I GENITORI E LE FAMIGLIE

I Genitori e le Famiglie: aiuto e sostegno, nella chiarezza dei diversi ruoli educativi. Coinvolgimento adeguato per l’equilibrio e la libertà dei ragazzi, ma nella sapiente e costante relazione. Compito primario dell’opera scout è formare il ragazzo nella sua interezza, sostenendo e promuovendo il raggiungimento della sua completa indipendenza dal contesto familiare. Nell’ottica di perseguire questo obbiettivo, chiediamo la leale collaborazione delle famiglie, principali attori dell’azione educativa, instaurando con esse un clima di reciproca fiducia e ascolto. La nostra azione non si sostituisce al contesto familiare ma vi si affianca, mirando alla autentica promozione del ragazzo in tutte le sue dimensioni. L’indipendenza e la maturità non corrispondono ad un semplice allontanamento fisico dalla dimensione familiare di provenienza. C’è infatti molto di più: crescere significa acquisire la capacità di assumere decisioni ed effettuare scelte  completamente autonome (cfr. “Le radici e le ali”).

IL RITORNO ALLE RADICI E I 4 PUNTI DI BP

Lo stile scout è la conseguenza diretta della scelta di vivere lo spirito e i valori della Legge e della Promessa  nella vita di tutti i giorni. Questo di fatto  si manifesta in una serie di comportamenti concreti, coerenti con questa scelta e derivanti da essa, che lo scout assume sia durante le attività che al di fuori di esse, poiché diventa  anche un reciproco richiamo a vivere coerentemente le scelte fatte. Il nostro obiettivo vuole essere quello di recuperare questo stile in tanti sensi, per allontanarsi dal rischio, sempre più evidente, di vivere uno scautismo un po’ troppo comodo: ponendo nuovamente al centro valori come l’essenzialità, la libertà dalle cose e la fatica della ‘strada’. Così facendo eviteremo anche la cosiddetta “schizofrenia dello scautismo”, per la quale Capi e Ragazzi possono correre il rischio di vivere una sorta di realtà parallela a seconda che si trovino ad avere o meno il fazzolettone al collo. L’originalità e la fondatezza del metodo educativo sono ancora attualissimi, nonostante la realtà stia mutando a grande velocità, e il nostro compito dovrebbe essere proprio quello di attualizzare e calibrare nel contesto in cui ci troviamo i quattro punti di BP, come vero e significativo ritorno alle radici.

FORMAZIONE DEL CARATTERE. La formazione della personalità deve essere armoniosa e positiva. Con questo punto si vuole che ogni membro della famiglia scout impari a fare scelte, a scoprire cosa vuole diventare, a prendersi delle responsabilità, a progettare un programma di vita scoprendo il proprio posto nel mondo e la propria vocazione.

SALUTE E FORZA FISICA. Vuol dire conoscere il proprio corpo, i propri limiti ed avere un rapporto positivo con esso in quanto dono di Dio. Significa anche avere una sana alimentazione, riposare, cercare ritmi naturali di vita. Nella conoscenza del proprio corpo rientra poi anche la sessualità che deve essere vissuta correttamente e serenamente. 

ABILITA' MANUALE. Saper instaurare una relazione creativa con le cose e cercare di scoprire ed investire i propri talenti. Si acquisisce autonomia perché si realizza qualcosa di concreto e si impara a valorizzare quello che si ha. Si diventa più pazienti, più concreti e più essenziali.

SERVIZIO DEL PROSSIMO. Imparare ad amare gli altri. Si impara che c'è un bene comune che ci unisce, che la solidarietà ci rende tutti fratelli e ci fa stare bene. Mettersi a servizio del prossimo (essere disponibili di fronte ai bisogni dell’altro) significa anche rispetto, autocontrollo e disciplina, perché l'altro non sei tu e quindi è importante apprezzare la diversità nelle persone.

QUESTI  dovrebbero essere per ogni scout le vie maestre da seguire anche e soprattutto nell'organizzazione delle nostre attività, sfruttando gli strumenti che il metodo mette a disposizione di ogni branca.

 

·       22 Febbraio 2020, Giornata del Pensiero:  “DIVERSITÀ,  EQUITÀ ed INCLUSIONE”.

 

DALLA QUARANTENA AL FUTURO

 

QUALCOSA E’ CAMBIATO.. siamo stati travolti in modo doloroso e inaspettato da un ‘uragano’ di nome Covid-19. “Abbiamo vissuto un tempo incerto, carico di prove e di sfide nuove che ci chiamano a vivere fino in fondo il mistero di tutto ciò che è umano.. Abbiamo vissuto la ricchezza di un tempo lento.. Abbiamo vissuto la precarietà e l’instabilità di strade nuove ed impreviste..” (Documento del CG 2020, “Chiamati ad annunciare”).

Nonostante tutto, il GRUPPO c’è stato e C’E’! Mantenendo quella fedeltà alla Legge scout che ci fa ripetere ogni volta: “La guida e lo scout sorridono e cantano anche nelle difficoltà” (art. 8); e accogliendo lo spirito ed il pensiero del nostro fondatore che ripeteva: “Non esiste buono o cattivo tempo, ma buono o cattivo equipaggiamento”.

Così, alla luce di questa riflessione e del periodo vissuto e da vivere da ora in poi, abbiamo individuato i 3 OBIETTIVI che possono aiutarci a trovare il giusto equipaggiamento e dunque a rileggere ed integrare il PE per la Comunità capi tutta e naturalmente per ogni capo e ragazzo a livello personale:

-        Come mantenere viva la cura del proprio rapporto con lo scautismo

-        Quale è stata l’attenzione al proprio cammino durante la quarantena

-        Il valore delle relazioni.

Mentre auguriamo a tutti un “buon lavoro”, chiudiamo facendo nostre le parole del Mandato ai Consiglieri a conclusione del 46° Consiglio generale 2020 di Capo Guida e Capo Scout:

        “Affidiamo a ciascuno di voi un mandato molto importante, quello di aiutare tutti i Gruppi delle vostre Zone nella ripartenza. Le domande da porsi non saranno ‘se ricominciare le attività’? Oppure ‘quando ricominciare le attività’? La domanda giusta è ‘come ricominciare le attività’? A noi ora il compito di trovare strade nuove per rispondere alla situazione attuale che ci chiama ad essere audaci e creativi. E quindi..

        Se non potremo fare attività in sede, allora staremo all'aria aperta, anche se piove.

        Se non potremo abbracciarci e stringerci, allora impareremo a sorriderci con occhi e con autentica sincerità.

        Se non potremo vederci tutte le settimane a fare attività, allora impareremo a vivere delle uscite più avventurose ed entusiasmanti.

        Se non potremo giocare il nostro gioco, impareremo a giocare in modo diverso!

·       8 novembre 2020                                                  BUONA STRADA!