Aneddoti e Storie

La storia di un gruppo scout, come ogni storia, è fatta soprattutto di date, avvenimenti formali ed eventi segnati nei registri. Ma questa è solo una parte della vera storia, quella più precisa e minuziosa, ma che forse è anche la meno fedele alla vera natura di quanto si racconta.

La storia è alla fine formata a sua volta da tante storie.

Non solo da nomi, ma da visi, da ricordi e da voci, oltre che da dati segnati a inchiostro nero.

Da qui l’idea di conoscere lo scoutismo sangiovannese attraverso aneddoti e testimonianze di chi ha vissuto nel tempo questa avventura

Intervista a…

LEO PASQUINI,  CAPO SQUADRIGLIA AQUILE 1947

Era da poco finita la guerra mondiale, con il fascismo che aveva fatto chiudere i gruppi scout che avevano idee troppo pacifiste e solidali per il regime. A San Giovanni era risorto lo scoutismo, a quei tempi solo maschile, ed io mi ritrovai fiero capo squadriglia delle aquile. Era il 1947, vice era Carlo Pesci e nella Sq. c'era anche Lucio Bronzi.

Come erano le nostre uscite? Beh, non avevamo niente di attrezzatura, né mezzi, né fondi. Eravamo costantemente trappeur e pionieri senza che questa fosse un' "attività folcloristica"  all'interno del campo.

Mi ricordo l'uscita di Sq. in Pratomagno. Partimmo la mattina presto, e a piedi, dopo ore e ore di marcia, arrivammo alla meta. Là preparammo il nostro accampamento: non avevamo né tenda, né moduli, né acqua, né cibo. Con un sopralluogo, trovammo l'acqua. Ci costruimmo un rifugio tirando una corda fra due alberi e buttando un telone. Con dei legni picchettammo le basi del telone in modo che stesse largo per entrarci tutta la Sq.

Per dormire all'asciutto e sul morbido ci preparammo un materasso di felci trovate sul posto.

Accendemmo il fuoco che sarebbe servito sia per cucinare, sia per tenerci al caldo, sia per allontanare gli animali.

Adesso ci mancava solo il cibo... trovammo un campo di patate, scavammo e ci procurammo i preziosi tuberi che cucinammo sul fuoco. C'era una fattoria, e convincemmo il contadino a cederci delle uova in cambio di lavoro.

Cucina trappeur... per forza. Ricordo la fierezza di essere scout, i canti a squarciagola, sentirsi fortemente parte della squadriglia. Legami che durano tuttora dopo tanti anni.

 

ALESSANDRO MARINI SCOUT DAL 1978

Sono entrato in reparto nell'ottobre del 1978, a 13 anni, un po' in ritardo rispetto ai miei coetanei compagni di sventura.

In realtà avrei voluto essere associativo fin dai lupetti, ma il mio babbo, (possa il grande Manitù farlo cavalcare per le immense praterie celesti), espresse il suo “NIET!” categorico, per non ben comprensibili (almeno per me), motivi catecumeno-cultural-politici, e così rimasi a piedi (scautisticamente parlando) per un altro po' di tempo....

Siccome a quel tempo, abitavo in piazza Masaccio, sopra a quello che ora è il ristorante cinese, era palese, che vedessi ogni sabato ed ogni festa ricordata, i miei amici in uniforme a fare le attività.

Dal momento che avevo già avuto esperienze negative a fare la domanda direttamente al mio babbo, strategicamente, lavorai prima ai fianchi la mia mamma (possa Allah l'onnipotente colmarla di delizie e benedizioni).

Per farla breve, in quel fatidico sabato di fine ottobre '78 potei fregiarmi del fazzoletto bianco ed assistere alla mia prima riunione di reparto.

Destino volle che fossi affidato alle cure delle squadriglia CERVI, dove rimasi fino alla conclusone degli anni di reparto.

Erano quelli, anni difficili, di contestazione, di cambiamento, di protesta e gli scout, venivano dall'esterno, inquadrati in una posizione politica particolare, e in certa realtà sangiovannese, non eravamo ben visti...

ma siccome a noi di politica non ce poteva fregare di meno, andavamo agli scout e ci divertivamo come matti...

Erano anche tempi di transizione, l' AGESCI era nata da poco ed ancora c'era una certa diffidenza tra la parte maschile (da noi vista come tutti “Rambo”) e quella femminile, (sempre da noi vista come tutte “Doris Day”).

Vorrei parlarvi dei miei fidi compagni di scorribande, ma mi rendo conto che per voi i loro nomi, sono sinonimo di “perfetti sconosciuti”, vi dirò allora i loro soprannomi. Il Costa, il Bronzino, il Bronzone, il Cullurone (V.C.Sq.), Zippo (C.Sq), il Catela, il Distillato, il Banda, il Ciapino, Gegè lo svedesone, e questi erano solo di alcuni della Sq. CERVI, nel reparto c'erano anche il Fala, il Mugna, il Catelanone, il Paggino, il Cullurino, il Ciapone, l'Inno, il Guspi, il Mongi, ecc ecc.

Nel giro di breve tempo imparai (a mie spese), che nella Sq. CERVI, vigevano alcune regole non scritte facenti parte degli articoli segreti della legge scout, (quelli dal decimo in poi, per capirsi).

1- il GUIDONE.... inteso come bastone e guidone insieme... un “tutto”, Sacro, Intoccabile, Inviolabile, Inarrivabile, lo poteva portare solo il Csq. oppure decideva lui a chi affidarlo. A volte, mentre eravamo in marcia, poteva darsi (poteva), che lo affidasse a qualcuno di noi ultimi..... gioia e tripudio... portare il Guidone era una delle massime soddisfazioni. Sopra il Guidone c'erano solo la “Fiamma” di Reparto e la mamma... ma sulla seconda non c'è la certezza matematica...

A volte, (anatema), poteva capitare che il Guidone cadesse a terra........... disonore ed ignominia!!!

se il Csq. non era presente, la “legge della strada” prevedeva l'assoluta omertà nei confronti del gesto e la maggior parte delle volte si passava liscia, se il Csq. era presente.................... come minimo si rimaneva o senza pane o senza frutta oppure senza marmellata a colazione, nei casi di recidiva poi, anche senza il secondo, che a dirlo oggi fa ridere, ma nel 1978/79 al campo od in uscita rimanere senza uno di questi elementi della catena alimentare, voleva dire compromettere seriamente la sopravvivenza.

2- l'Ordine di Squadriglia. Non so se oggi usa ancora, a quei tempi, vigeva la regola che “nella Sq. CERVI, anche SI MUORE, in ordine di Squadriglia” da tutti noi tacitamente accettata e rispettata. Funzionava così: durante le marce, nei posti a tavola o addirittura nel coricarsi , il CSq. In testa, in fondo il Vice, poi il 3° di Sq. Il 4°, ecc fino all'ultimo, (che si chiamava proprio “ultimo di Sq – senza numero-), accanto al CSq.

3- Il Socialismo Reale. Ovvero: in Squadriglia la proprietà privata non esiste!!!

Anche oggi, immagino, sarà attuale quella determinata serie di comportamenti, azioni e rispetto generale, che veniva chiamata “Stile Scout”.

Orbene, era “St.Sc.” partecipare alle riunioni, ai campi, alle uscite ecc, con mezzi e vettovagliamento parchi ed essenziali. Alle volte capitava, che specialmente noi novizi, non avendo ancora ben appreso le francescane regole di convivenza, portassimo nello zaino generi di conforto non espressamente consentiti dal PolitBuro di Sq. o di Reparto. Accadeva quindi che un qualche sventurato a caso, portasse una pastina, una cioccolata, un panino, un pacchetto di gomme non autorizzati.

Non importava la dimensione, una volta scoperto, il prodotto veniva immediatamente confiscato ed equamente diviso tra gli squadriglieri presenti. (dura lex, sed lex).

Tornando a noi....

in quel fatidico ottobre, alla mia prima riunione di reparto, come CR erano presenti Stefano Valentini e Graziano Bocci. In realtà doveva essere partecipe anche Mauro Giuliani, ma la golosità per i funghi e la sua allora scarsa conoscenza di micologia lo tennero lontano dalle attività per diverso tempo.

Dopo alcune settimane, fu il tempo del Campo Invernale.

Tutti noi novizi, eravamo in subbuglio in quanto avremmo dovuto fare la Promessa. Quell'anno il campo, venne organizzato nel Comune di Pratovecchio in Casentino in due case coloniche distanti tra loro, qualche centinaio di metri (scout e guide separati). I mezzi di allora (stiamo sempre parlando del secolo scorso), erano quelli che erano, quindi, treno fino ad Arezzo, trenino fino a Pratovecchio e poi a piedi fino al posto del campo. Per mia sfortuna, fu uno dei pochi campi che facemmo guide e scout insieme. Avvenne infatti, che mentre camminavamo verso il nostro accantonamento, sentii forte l'impeto di alleviare la fatica a quegli spiriti indomiti dei miei compagni di reparto, ed anche, in subordine, dimostrare alle ragazze di che pasta ero fatto!!!.

Presi un profondo respiro ed iniziai, con voce stentorea, il mio canto d'incoraggiamento...... “CHI E' STATOOOOO”!!!!!!!!! non avevo neanche finito la terza parola della prima strofa che un grido disumano, da fare concorrenza al mitico Johnny Weissmuller (superbo interprete dei film di Tarzan dal 1932 al 1948), riecheggiò per le valli del Casentino e quelle limitrofe.

Era il Valentini, il CR.

Pare (ma non vi sono conferme in merito), che non avesse gradito, non tanto il tono e la modulazione dalla mia voce, degna del migliore Caruso, ma proprio la ode stessa........ “Bandiera Rossa” !!!!

Un silenzio di tomba piombò sul gruppo in marcia.... il Vale, correva in su e in giù per trovare il colpevole, i miei compagni, anche consapevoli delle rappresaglie valentiniane, sprezzanti del pericolo, non fiatarono...... mancò la fortuna non il coraggio...... infatti, SFORTUNATAMENTE, guardavano TUTTI me!!!! al quel punto decisi stoicamente di prendermi le mie responsabilità, e con un filo di voce dissi : io...

“TEEEE”??????? il Vale non credeva che un umile novizio avesse avuto tanto ardire e combattuto da paterni sentimenti mi disse con voce benevola ma autorevole.... “ SUBITO 100 FLESSIONI..... E CON LO ZAINO”!!!! …. ( tra l'altro non furono le uniche nella mia breve esperienza di reparto).

Non fu la fatica del cammino percorso, non fu la greve pesantezza dello zaino, non furono gli sforzi delle mie povere gambe nel fare i piegamenti, che mi fiaccarono, ma quando finiti di passare gli esploratori, arrivarono le guide, mi sentii veramente mancare..... non fui rosso per lo sforzo, ma per la vergogna.

Sic transit....

Comunque, nel bene e nel male, passarono tra i nostri grandi divertimenti anche quei giorni, ed arrivò l'attesissimo momento delle promesse.

Eravamo partiti la mattina presto per il G.G. e dovevamo arrivare poi tutti insieme, ma da strade diverse, in una località chiamata “Pratolino” dove c'era un convento di suore.

Arriviamo al momento della messa e vedo che sull'altare ci sono 8 (dico OTTO) fazzolettoni...

non mi torna.... rifacciamo il conto 1..2..3..4.....8 fazzolettoni, 1..2..3..4.....9 novizi..... non ci siamo, facciamo al contrario, 1..2..3..4.....9 novizi, 1..2..3..4.....8 fazzolettoni. Oh,oh.... qui QUALCUNO non farà la promessa.....

Recitai la formula della mia promessa due mesi dopo il 25 febbraio del 1979 durante un'uscita di reparto a Poggio di Loro.

La mia avventura in reparto terminò con la conclusione del campo estivo del 1981 ad Acquerino/Cantagallo in provincia di Pistoia. A quel tempo però ero Csq. Con 6 specialità, la 4° tappa e la competenza Trapper, la prima mai assegnata in reparto.

In realtà dalla promessa al passaggio in noviziato, ce ne sarebbero da raccontare.... ma queste storie le narrerò ai vostri nipotini nelle lunghe sere d'inverno davanti al camino.

buona caccia

maro

BEATRICE BIZZARRI, FELICE DI FAR PARTE DI QUESTA FAMIGLIA

Mi rimane molto difficile raccontare cosa siano stati per me gli scout perchè subito mi vengono in mente tanti di quei ricordi cosí belli e cosí significativi da non poter sceglierne uno...

Gli scout per me sono stati una seconda famiglia nella quale crescere e nella quale sono potuta diventare la donna che sono oggi.

Mi sono innamorata dei canti all'aperto, delle messe al tramonto, dei momenti unici di condivisione vissuti in route la sera dopo aver tanto camminato.

Mi sono innamorata della vita di reparto, delle sue tende a volte scomode ma cosí accoglienti, dell'avventura e dei fuochi serali.

Di momenti  belli ce ne sono stati tanti ricordo la mia partenza come un momento di passaggio molto importante avevo tanta voglia di continuare a far parte di questa famiglia e di mettermi a servizio nell' associazione.

Cosí sono entrata in comunitá capi e ho vissuto degli anni splendidi. Ho ricevuto tanto affetto e spero di averne ridato almeno la metá di quello che mi é tornato indietro.

Un momento che ho nel cuore vissuto da Capo é stato l'ingresso nel Reparto Betulla quando durante il cerchio di apertura cantammo tutti insieme " Terra di Betulla" in quel momento mi sentivo felice di essere li e felice ancora una volta di far parte di questa famiglia.

 MATTEO MOSCA, SCOUT DAL 1988, CASTORI: 3 TROFEI DI CAMPO CONSECUTIVI

Sono entrato negli scout direttamente al secondo anno di reparto nel lontano 1988-89...a quei tempi mi dicono fosse più facile essere assunti a tempo indeterminato che entrare rapidamente nel gruppo scout...

ero nel reparto Robinson ( capi Giancarlo Saracini detto vivo e Michela tempesta) e nella squadriglia Castori ( le atre 3 squadriglie erano cervi, panda e gabbiani)...l'esordio fu con il botto perchè quell'anno il campo estivo era l'Alisei ( campi nazionali in giro per l'italia cui partecipavano vari reparti di tutta la penisola) e la location era il campo Forge nel comune di gambarie..Calabria...Aspromonte!!! il soggiorno in tenda per non dur molto in quanto una dlle prime notti venne un gran diluvio che allagò completamente la tenda della sq castori ( se non sbaglio solo quella...o la posizione era sfortunata oppure mi sa che qualcosa nel montaggio era andata storto)...l'apparente disgrazia si trasformo però in una bella sorpresa perchè per un paio di giorni fummo costertti a dormire nell'unica struttura in muratura del campo...la cambusa...circondati da barattoli di marmellata e di nutella che chiaramente non toccammo ;-)

L'anno successivo (90) fu quello del campo estivo REB'S con tutti e 3 i reparti...mi pare a castagno d'andrea nel quale la squadriglia castori portò a casa il trofeo di campo ( oltre ad altri che ora non ricordo)....

I castori c'avevamo preso gusto e vinsero il trofeo di campo anche l'anno successivo nel quale io ero già vice capo sq..

Il ricordo migliore cel'ho però del mio ultimo campo estivo a Fragaiolo ( 92) nel quale, stavolta con me come capo sq, vincemmo per la terza volta consecutiva il trofeo di campo ( ed anche che io ricordi tutti gli altri)...quell'anno la sq castori raggiunse un record che non so se poi è mai stato superato...al campo estivo ci presentammo al completo e cioè in 10...eravamo da soli quanto il resto del reparto insieme ( i cervi erano 5...i gabbiani 3...i panda solo 2)...la mattina al fischio per sottolineare questa cosa ci dividevamo in 4 gruppi imitando anche i gridi delle altre sq....per la notte invece ci furono alcuni problemi di spazio...nella tenda non entravamo tutti per cui 2 dei più piccoli a turno furono "invitati" a dormire in una piccola tendina portata a suo tempo da don Luca Albizzi al suo primo anno come sacerdote a sangio e come scout...A quei tempi i capi reparto erano dei giovani chiamati Gianfranco e Laura 8-)

CLAUDIA BANDINI, TRE RICORDI LEGATI ALLA PIOGGIA

16 anni di scautismo, migliaia di ricordi e di aneddoti da raccontare ma ora che me lo chiedi non riesco a trovarne uno particolarmente divertente; mi vengono però subito alla mente tre ricordi ben distinti e tutti e tre hanno una cosa in comune: la pioggia e il Trentino. Nella quotidianità associo la pioggia al caldo piumone del mio letto, ma ho imparato negli anni che quando piove agli scout di caldo e asciutto c'è ben poco. Nonostante la tenda, lo zaino sulle spalle e i vestiti bagnati, questi tre momenti sono tra i ricordi più belli che ho di questi anni, forse perché ognuno mi ha insegnato qualcosa.

Il primo ricordo mi riporta al campo estivo a Fazzon, il mio ultimo campo in reparto vissuto come capo sq dei Pinguini; durante quel campo piovve molto (ho imparato poi che in montagna è così, ma a 15 anni del meteo sai ben poco) ma nonostante ciò, la pioggia non ci ha mai abbattuto perché vivevamo questi momenti in cui eravamo costretti in tenda come un occasione speciale per stare insieme. Nelle chiacchere, nei massaggi fatti l'una all'altra mettendoci in fila, nei canti a squarciagola, se erano di chiesa allora si che cantavamo ancora più forte, nelle confidenze ho apprezzato ancora di più il legame fraterno che si crea con la squadriglia. Eravamo come una famiglia in quei giorni, e forse è per quello che abbiamo creato un legame che a distanza di 10 anni ancora non si è perso.

L'altro ricordo è dell'anno successivo quello della mia prima route in clan. Sopportare per la prima volta il peso dello zaino non è stato facile e questo unito alla pioggia rendeva tutto molto più faticoso. Uno dei giorni di mezzo della route stava piovendo da ormai molte ore e nei nostri scarponi si erano creati dei piccoli ecosistemi d'acqua, eravamo fradici ed io non ne potevo più perché la fine sembrava non arrivare mai e ne tantomeno avevamo trovato dove ripararci; ad un certo punto una visione: una baita nel nulla più assoluto e alcune coraggiose decidono di bussare per chiedere ospitalità. Dopo una breve spiegazione e lieve insistenza ci troviamo stipati in 25 circa in una stanza piccolissima con i proprietari di casa, i quali parlavano solo francese, che continuavano ininterrottamente a darci del the caldo per riscaldarci. La situazione era piuttosto surreale, ma la generosità e l'ospitalità di quei due signori credo che abbia segnato ciò che per me è stato il mio modo di fare servizio: non importa in che situazione ti trovi ma l'importante è come te ti metti a servizio del tuo prossimo e con che spirito e animo lo fai.

Eccoci arrivati all'ultimo ricordo piovoso e risale all'anno scorso, ovvero al campo estivo che ho vissuto come capo reparto del Rep. Betulla. Anche in questo caso i giorni di pioggia sono stati tanti ma ciò ha reso tutto, ai mie occhi, molto più speciale. Una sera è piovuto talmente tanto che la tenda sembrava crollarci addosso, sotto le tende delle squadriglie scorrevano fiumi di acqua e davanti ad alcune si era creato addirittura un piccolo laghetto con gli scarponi che ci navigavano dentro. Terminato l'enorme scrocio con il Consiglio Capi, armati di zeppe e picconi siamo stati fino alle 2 di notte in piedi per creare dei canali di scolo. È vero che noi donne abbiamo lavorato poco, però la collaborazione e lo spirito che si era creato quella sera sono ben impressi nel mio cuore. Emozioni che ho provato l'ultima sera del campo quando non ci siamo fatti fermare dalla pioggia e, grazie all'aiuto dei vicini, abbiamo mangiato pizza e pizza fritta vivendo una delle fieste di fine campo più divertenti di sempre.

Queste mille parole vogliono dire solo una cosa per me: che agli scout anche la situazione più disagiata diventa sempre qualcosa di speciale, e ,perché no, magari un ricordo prezioso.

ANTONELLA MORALI, 1995: PANDA IN LOTTA ... PER AVERE LA PAGNOTTA!

correva l'anno 1995, si forma una nuova sq nel rep la betulla. pomeriggi interi a cercare il nome. alla fine all'unanimita' si decide per  sq panda al grido di "panda in lotta x avere la pagnotta". avevamo capito tutto dello scoutismo. io ero cuoca di sq.

ILARIA POGGESI E LA NASCITA DELLA SQ.DELFINI

La nostra prima scout è Ilaria Poggesi, membro del reparto dal 1983 al 1988, delfina dal 1985, anno di creazione della squadriglia tuttora esistente.

Oltre alla nuova sq creata quell’anno facevano parte del reparto già Aquile, Scoiattoli e Pinguini.

Il primo anno dopo la nascita dei Delfini (il cui grido originario era “veloci e carini, Delfini!”) per impresa furono realizzate le casse e gli altri oggetti necessari a ogni squadriglia che si rispetti.

Ilaria ricorda soprattutto due episodi condivisi con le compagne quell’anno:

di quando arrivarono a fare una scritta sul muro, era venuta bellissima, ma la vernice era troppo liquida e in poco tempo era tutta colata!

Un’altra volta durante un campo estivo avevano nascosto la scorta di Nutella nel bosco vicino alla tenda. Credevano di averla fatta franca e che i capi non se ne fossero accorti, ma, poco prima di andare via hanno spostato il guidone e la punta si è conficcata nel terreno proprio accanto alla Nutella. Le hanno scoperte, sequestrato loro la Nutella e messe in punizione.

MARCO BANDINI FRA PANTERE, BUFALI ED AQUILE

Marco Bandini invece ha trascorso, dal 1978, gli anni in reparto nella sq Pantere che, insieme ai Bufali e alle Aquile formava il reparto Edelweiss. Il loro grido era: “Attack the world, black panter!”).

Racconta anche di un gioco molto comune: scoscino, che a differenza di adesso, veniva fatto con l’accetta, accompagnato da un detto “Mi hai bucato la scarpa! Mi hai bucato un calzino! Mi hai bucato un piede!” che racconta abbastanza bene lo spirito del gioco.

Finiti reparto e clan il nostro intervistato è diventato capo; infatti ha affrontato da tale la formazione del nostro primo reparto misto, il Robinson, nel 1984. Un anno dopo, nell’85 venne fatto un capo a Capraia, gemellati con il nuovo reparto misto di Montevarchi. Marco Bandini ricorda in particolare che in quella zona c’era una grande abbondanza di cipolle selvatiche. Un capo aveva proposto di farsene una scorpacciata, ricevendo fortunatamente svariati rifiuti. Fortunatamente perché poco dopo era arrivato il proprietario del terreno, raccomandandosi di non mangiare le cipolle velenose che crescevano nella zona.

VINCENZO MANNUCCI, PRIMO CAPO DELLA SQ.CASTORI

"Ecco come sono diventato un castoro: Era prevedibile che alla fine anche a me arrivasse la responsabilità di guidare una squadriglia, ma la possibilità di poter dar vita a qualcosa di nuovo era stata una opportunità quantomeno inattesa.

In una storia di bufali, cervi e pantere sarebbe stato naturale continuare con forti e nobili personaggi del creato e questo avrebbe certamente giovato all'autostima degli appartenenti all'avventura che si andava iniziando ed ancora di più al prestigio di colui che stava per porre la prima pietra, il quale, però, stavolta pensò diversamente la strada da percorrere.

E troverai sempre un'altra via, inattesa e sorprendente anche per te stesso, perchè sei un castoro ed è questo è il tuo destino.

E così il grido di squadriglia divenne articolato ed a più voci, tante, troppe per qualcuno, ma sempre troppo poche per il novizio che scalpitava nell'attesa del suo momento di urlare a squarciagola come il "fratello maggiore".

L'ho già detto, eravamo ragazzi che giocavano a fare i grandi senza sapere che eravamo già grandi davvero.

Non ho idea se è una rarità che una squadriglia raggiunga questa età o se è solo una questione di tempo da attendere, non ricordo nei dettagli come e quando abbiamo fondato i castori , ma ricordo perché.

E lo ricordo bene."

 LORENZO ROSSI E FRANCESCA BALDINI

Quel campo a Capraia deve essere stato davvero stupendo, perché ce ne raccontano anche Lorenzo Rossi e Francesca Baldini, in reparto quell’anno.

Sia Francesca che Lorenzo erano in reparto nel momento in cui venne creato il reparto misto Robinson, ed entrambi vi furono spostati. Francesca fu spostata dalla Betulla, rimanendo sempre nella sq Panda (-Ci prendevano sempre in giro per il nostro grido: “Panda, we are the best!”-).

Lei ricorda bene anche di un’uscita di squadriglia sui fantasmi, in una canonica in mezzo al nulla. Di notte sentirono dei rumori, spaventandosi a morte; alla fine era solo il prete. Un altro episodio fu il San Giorgio regionale, con attività miste in compagnia degli altri reparti toscani, ma soprattutto il campo nazionale per la branca E/G, a cui parteciparono ben 12 mila scout, divisi in sotto campi, e a cui prese parte anche il papa.

Lorenzo invece fu trasferito dall’Edelweiss, nel quale aveva già cambiato sq dalle Volpi ai Castori, nuova squadriglia aperta insieme ai Falchi. Dopo il trasferimento nel Robinson rimase nei Castori (il cui grido “Castori, sempre migliori, coi denti di fuori!” si conserva ancora oggi) insieme alle altre sq Cervi, Panda e Gabbiani.

 

EZZELINO SALVINI SCOUT DAL 1944

La nostra intervista più datata è di Ezzelino Salvini. Ha fatto la promessa nel 1944, a Torre a Cona, sul San Donato, con Mario Mazza, il co-fondatore degli scout. La prima riunione l’hanno fatta in Italia Centrale, ma lui era del Montevarchi Primo.

Racconta che prima di andare a dormire avevano una canzone chiamata “mamma la notte scende”, che in quanto vice istruttore aveva un ciuffetto verde alla camicia e che portavano uno strano cappello.

 

LUCIA PASQUINI CERBIATTA DEL 1973

La prossima intervistata è Lucia Pasquini, membro del reparto Betulla solo nel 1973 e nel 1978, rispettivamente nelle squadriglie Cerbiatti e Scoiattoli, dato che ha vissuto in Congo negli anni di mezzo. Di questi due anni racconta che le attività ad un campo erano circa le stesse di adesso, a parte i giochi d’acqua, ad esempio c’erano l’hike, il grande gioco e il gioco notturno. Durante uno di questi lei si era nascosta, in attesa di qualche avversario da eliminare, solo che si era nascosta troppo bene, e nessuno l’aveva trovata. Alla fine, quando finalmente era sgattaiolata fuori dal suo nascondiglio aveva scoperto che il gioco era finito già da un po’.

Un’altra volta invece, quando era capo ai lupetti, alla fine del gioco notturno mancavano all’appello due bambini, uno per ogni squadra. Così erano andati con le torce a cercarli nel bosco, trovandoli distesi su una collina, testa contro testa, beatamente addormentati.

Anche in clan ne ha parecchie di avventure da raccontare. Ad esempio quando, per fare un’uscita, erano partiti senza cibo né tende per andare in montagna pensando di trovare ospitalità e viveri nei rifugi dove sarebbero andati. L’unico piccolo problema fu che li trovarono chiusi. Un rifugio dove producevano formaggio aveva la finestra aperta e, visto che non avevano cibo, sono entrati dalla finestra, preso due forme di formaggio e dell’acqua, lasciando in cambio dei soldi e un chilometrico biglietto di scuse. La meta era il Lago di Garda, appena arrivati ci si sono subito buttati dentro e visto che non si lavavano da almeno una settimana, erano tanto sporchi che i turisti si sono allontanati.

Oppure quando appena montate le tende hanno visto arrivare una mucca, dandogli poco peso, poi un’altra e un’altra ancora, fino a ritrovarsi a correre a gambe levate portandosi dietro tutte le tende ancora montate, scappando da un’intera mandria di mucche. O quando hanno dovuto costruirsi da soli un rifugio di legno e frasche, soprattutto felci, per la notte. Un’altra volta invece, per fare una preghiera vedendo sorgere l’alba, si erano svegliati prestissimo. Arrivati in cima allo sperone di roccia prescelto come luogo della preghiera al capo era entrato un insetto dentro un orecchio. Avevano provato di tutto per farlo uscire, dall’affogarlo con l’acqua a usare il collirio per gli occhi. Alla fine, quando finalmente erano riusciti nell’impresa, il sole era già alto in cielo.

 NICCOLO’ STURLI scout dal 1993

L’ultimo intervistato è anche quello con i racconti più recenti: Niccolò Sturli, entrato nel reparto Robinson solo nel 1993, nella squadriglia Castori, spostato nei cervi dell’Edelweiss dopo tre anni.

Il primo episodio da lui raccontato risale all’hike dei partenti, al quinto anno. Per dormire avevano trovato ospitalità presso una famiglia che li aveva fatti accampare in un campo vicino alla chiesa; la notte, tutti senza occhiali si erano svegliati, allarmati da una lampeggiante luce rossa che, nella loro assenza collettiva di qualche decimo di vista, questi avevano scambiato per un allarme antincendio. Preoccupati erano andati a svegliare i padroni di casa verso le quattro di notte, vaneggiando sul presunto incendio. Si erano successivamente visti spiegare dal loro ospite svegliato nel cuore della notte che quella innocua luce tutto era men che un allarme antincendio. La mattina dopo, non sapendo come fare a scusarsi per l’inutile levataccia si inventarono una storia strappalacrime, della loro casa scout andata a fuoco, per giustificare una particolare attenzione ad eventuali incendi. Alla fine il racconto era così poco credibile che alla fine mentre uno raccontava i compagni dietro ridevano a crepapelle. 

Invece, mentre era capo in reparto, il campo era relativamente vicino ad un centro abitato, munito quindi di bar e perciò di molte caramelle e dolci vari. Spesso di notte, sgusciando fuori di tenda, un ragazzo attraversava il bosco e portava al campo cospicui rifornimenti dal bar del paese. Per sua sfortuna ciò non passò inosservato agli occhi dei capi. Così una notte Niccolò appunto si nascose dietro una roccia, in attesa che il ragazzo facesse il solito tragitto. Questo, mentre attraversava il bosco senza torcia per non farsi scoprire, si è visto spuntare all’improvviso tra il buio degli alberi la figura del capo, battendo in una fulminea ritirata in direzione della tenda.

Un’altra volta, quando era capo ai lupetti, con gli altri vecchi lupi si erano inventati la storia di un mostro mangia bambini che infestava la casa. Se un bambino non gli piaceva gli lasciava sulla fronte una grande Z rossa, se gli piaceva lo mangiava in un boccone. Andava in giro di notte, lasciando come traccia del suo passaggio appiccicose tracce di bava. Una notte a metà campo, quando i bambini dormivano come sassi, i capi avevano preparato un intruglio con uova e altro, spargendolo per le stanze come la bava del mostro. Avevano dipinto delle Z sulle fronti dei lupetti, prendendone di peso alcuni e nascondendoli per far finta che li avessero mangiati. Sono immaginabili le facce dei lupetti rimasti al risveglio, convinti che i compagni fossero stati mangiati dal mostro.

La Sq Castori del Reparto Edelweiss ha recentemente compiuto 30 anni ed il primo Capo Squadriglia, Vincenzo Mannucci, ne racconta la nascita: